In questo articolo ti parliamo della microplastica e del perché sia pericolosa per l’ambiente e per l’uomo. Te ne parliamo nella nostra prima newsletter dedicata al Plastic Free July 2023. Come probabilmente già saprai, il mese di luglio viene utilizzato a livello globale per parlare di riduzione della plastica. Ogni anno è un’ottima occasione per poter sensibilizzare maggiormente ad un uso più oculato della plastica e, ove possibile, alla sua sostituzione.
Durante tutto il mese di luglio abbiamo pensato a delle promozioni settimanali che ti permetteranno di provare prodotti naturali e senza plastica ad un prezzo ribassato. Il nostro obbiettivo è avvicinare quante più persone possibili ad acquisti sostenibili e consapevoli.
Questa settimana, oltre a parlarti dell’iniziativa #PlasticFreeJuly2023, abbiamo deciso di approfondire anche un argomento fondamentale quando si parla di plastica e ambiente: le microplastiche.
Le Microplastiche, un pericolo
Viene considerata “microplasica” tutto quell’insieme di frammenti che non raggiunge i 5 mm. In realtà la microplastica diventa ancor più pericolosa quando le dimensioni scendono sotto al millimitro per arrivare fino a pochi micron.
I danni da inquinamento da CO2 (che tutti ormai ben conosciamo), sono ormai equiparabili a quelli provocati dalla presenza delle particelle di microplastica nell’ambiente e soprattutto nel mare. Purtroppo è lì che finisce una quota sitimata tra il 15 e il 40% della plastica non correttamente smaltita.
Il problema principale è che queste piccole molecole di plastica rimangono difficilmente in superficie e tendono ad inabissarsi nei fondali marini, rendendo ancor più difficile la loro esatta quantificazione. Le correnti poi giocano un ruolo fondamentale nel trasportare questo “veleno” soprattutto nelle zone artiche che paradossalmente dovrebbero avere un inquinamento molto inferiore a zone densamente popolate.
La presenza delle microplastiche è sotto esame inoltre per la possibile correlazione con la diminuzione dell’ossigenazione dell’acqua marina in alcune zone. Sembra infatti che alcuni organismi scambino le piccole particelle di plastica per plancton, andando ad incidere sugli equilibri dell’ecosistema marino.
La macroplastica crea moltissimi problemi agli organismi acquatici che ogni giorno finiscono impigliati in reti da pesca abbandonate o soffocati da sacchetti di plastica. L’aggravante delle microplastiche è che entrano anche nella nostra catena alimentare attraverso il pesce. Non è un segreto che alcuni studi abbiano riscontrato la loro presenza nel sangue umano. Questo dovrebbe essere il campanello d’allarme che nessuno di noi può ingnorare.
Nonostante le campagne di sensibilizzazione a livello globale, la produzione di plastica monouso continua a crescere. Questo accade in buona parte per assecondare le esigenze ed i capricci del consumatore finale. Sono proprio le nostre piccole comodità che purtroppo alimentano l’immissione di microplastiche nell’ambiente.
Le soluzioni per ridurre e sostituire la plastica nella vita quaotidiana ci sono. Serve l’impegno e la costanza per farle diventare abitudini virtuose e consapevoli.
Buona natura